Recensione Dylan Dog n. 386 - "Hyppolita".

 

 

Un assassino terrorizza Londra, la sua peculiarità è quella di interrare le sue vittime, aprirgli il cranio e piantargli nel cervello, un fiore raro sempre diverso.

 

Un'anziana signora, bussa alla porta di Dylan, è convinta che il figlio che lei ha dato in adozione da giovane e mai più rivisto, possa essere il killer chiamato dai media, "Il Giardiniere".

 

DD rifiuta il caso giudicando la cosa una follia ma accetta di aiutarla nel ritrovare quel bambino, ormai diventato uomo.

 

Qui ho iniziato a sentire profumo di già visto, infatti la ricerca dei due, ricorda molto, "Philomena", un film del 2013 diretto da Stephen Frears, ma mescolato con toni alla Dario Argento.

 

La storia nella sua interezza, prosegue su un doppio binario, due indagini diverse che poi collideranno, quella della polizia in cerca del killer e quella dei protagonisti.

 

A salvare in parte una storia (scritta da Francesco Cattani) fin troppo scopiazzata, ci pensa un finale adrenalinico e crudele, sicuramente poco prevedibile ma comunque un po' frettoloso e non del tutto soddisfacente.

 

Questo albo è disegnato da Piero Dall'Agnol, un nome che per il suo tratto minimale, divide i lettori tra chi lo ama e chi lo odia, a me di solito non fa impazzire, ma qui non mi è dispiaciuto.

 

Recensione di Riccardo Dosso