Concerto dei Queen+Adam Lambert, all’Unipol Arena di Bologna.

 

Premesse essenziali:

- Sui Queen sono di parte, dannatamente di parte.

- Non sono un musicista, non ho l’orecchio per giudicare la resa tecnica.

 

Il mio primo concerto, o meglio, il mio primo concerto in un palazzetto dello sport (o stadio), prima avevo sperimento solo club o Feste Dell’Unità, una ritrosia dovuta probabilmente allo stress provato tutte le volte che vado a vedere il Milan a San Siro.

 

A chi quindi concedere l’onore di essere “la mia prima volta” se non a loro? La mia band preferita, il mio primo amore, o almeno 2/4 di essa?

 

Un conto in sospeso che avevo sin dal 2008, quando, in piena passione per loro, non andai a vedere il concerto con Paul Rodgers, un po’ per purismo un po’ perché non avevo trovato nessuno e mi cagavo sotto andare a Milano da solo.

 

Giungiamo quindi a tal giorno, 11 novembre 2017, tutto il giorno è pervaso da “una specie di magia”, come diceva Connor MacLeod, sono nella stessa città in cui stanno soggiornando i Queen e alla sera sarei stato nello stesso edificio e avrei respirato la stessa aria di Roger Taylor e Brian May, separati “soltanto” da qualche migliaio di persone.

 

Dopo aver costatato l’impossibilità di potermi fare una foto con loro davanti l’hotel, ho incontrato altri fan dei Queen (non gente “i Queen sono la mia band preferita, ho tutti i Greatest Hits”) e per la prima volta non mi sentivo solo, c’erano altri simili a me.

 

So che queste considerazioni possono sembrare ridicole e insensate per chi è abituato ai concerti o non ha l’indole romantica-postmoderna come me, ma è per farvi capire come mi sono sentito quando ad inizio concerto, Frank, il robottone della copertina di News Of The World (di cui si celebrano i quaranta anni), ha scoperchiato virtualmente il palco e con la combo We Will Rock You - Hammer To Fall (che come brano d’apertura rende ancor meglio) ho visto Brian e Roger per la prima volta, reali, davanti a me, non più davanti uno schermo o attraverso surrogati più o meno riusciti di tribute band varie.

 

Quando parte la Red Special è come vedere Superman che spicca il volo nella realtà, non ci credi ma sta succedendo davvero. Poco importa se è una celebrazione del passato, tu non sei lì per sentire quale nuova sonorità ma per vedere la storia che si sta manifestando davanti a te, per dire che almeno una volta tu li hai visti, che tu eri presente.

 

Parlando del concerto in sé, perdonate l’estrema banalità, ma l’ho trovato fantastico. Soprattutto l’aspetto scenografico, che secondo me è il vero punto forte, che permette al concerto di avere una vita sua, di essere una celebrazione della storia dei Queen e in particolare l’album del 1977, non un eterno rimando al pensiero “eh ma non c’è Freddie Mercury” (e John Deacon, non dimentichiamoci di lui, assenza pesante anche la sua). Anzi i momenti di puro ricordo a Freddie, mi hanno preso fino ad un certo punto, forse perché facevano troppo “tribute band”.

 

Dalla scaletta ovviamente non si potevano pretendere chissà quali chicche nascoste, però a differenza di quanto si è fatto in altri anni c’è un perfetto bilanciamento fra anni ‘70s e anni ‘80s. Certo mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa mai eseguita dal vivo da Innuendo o The Miracle, ma sapevo fin da subito che erano una ipotesi assai remota.

 

Sulla resa dei due anziani l’ho trovata ottima per le loro condizioni: Brian in forma, Roger che umilmente non nasconde, anche con un po’ di ironia (“perdendo” la drum battle), di avere un percussionista che lo affianca. Capitolo Adam Lambert: alla fine a me è piaciuto, indipendentemente dal suo fandom adolescenziale, non sarà un nome approvato dai decani del rock come Paul Rodgers ma è più in tinta con la musica dei Queen. A tratti mi sembrava di vedere quel tour mai esistito, se non nelle fantasie dei fan o nelle illazioni della stampa, fra i Queen e George Michael negli anni ‘90s, facendo ovviamente le debitissime proporzioni. Ecco, diciamo che se George Michael è una camicia di Versace, Adam Lambert è una t-shirt trendy comprata da H&M.

 

In definitiva, una esperienza che consiglio a chiunque fan dei Queen, anche i puristi (a meno che qualcuno inventi la DeLorean e ci porti indietro nel tempo).

 

Un grazie immenso ai miei compagni di viaggio, chi mi ha ospitato e chi è venuto a vedere il concerto con me.

 

God Save The Queen.

 

Recensione di Sebastiano Donelli