Recensione "Never-Ending Man: Hayao Miyazaki".

 

 

Il documentario Never Ending Man si apre con la conferenza stampa del 2013 di Hayao Miyazaki in cui annuncia la sua ferma volontà di andare in pensione e il suo ritiro definitivo dalle scene, ma come è già capitato in passato i giornalisti e i suoi fan non ci credono, anche quando afferma: “Questa volta, però, sono determinato: è una decisione definitiva”.

 

Infatti non lo sarà.

 

Questo documentario è un’occasione per seguire uno dei più grandi artisti viventi nel campo del Cinema d’animazione.

 

Tutto inizia dalla fine del ritiro.

 

Presto Miyazaki annuncia di voler realizzare il cortometraggio "Boro the Caterpillar", di cui seguiamo la lavorazione.

 

Never Ending Man, è un evento speciale, perché, mentre ammiriamo il processo creativo con cui il corto prende forma, possiamo vedere alcuni frammenti dei corti precedenti dello Studio Ghibli, una rarità visti fuori dal museo, in Giappone.

 

Il documentario mostra l’approccio di Miyazaki con la tecnologia CGI usata dalle nuove generazioni di disegnatori.

 

Infatti per la prima volta l’artista nipponico non userà l’animazione tradizionale che la reso famoso.

 

Anche se non si direbbe Miyazaki è incuriosito da questa nuova tecnica di disegno e ammette che Boro non si potrebbe realizzare al meglio senza l’ausilio del computer.

 

Il protagonista infatti è un bruco ed essendo composto da molti dettagli come le zampine, i peletti e le antennine era quasi impossibile riprodurlo su carta.

 

È interessante vedere come egli si approccia a questa rivoluzione, mantenendo sempre il suo lato umano. Suggerisce e da consigli agli animatori su come sviluppare il personaggio, bello vedere come alla sua veneranda età, metta tutto se stesso in ogni opera che crea.

 

Infatti per la prima scena dove Boro esce con la sua testolina appena nato, ha impiegato circa 6 mesi, perché voleva dare un senso di perfezione e realismo nel disegno.

 

Il documentario è una grande metafora, “il vecchio che incontra il nuovo”, una mentalità d’altri tempi che si apre verso le innovazioni, ma senza mai perdere la sua saggezza e tradizione.

 

Un'altra cosa che colpisce e mette malinconia è che le persone care a Miyazaki, come i suoi compagni storici di lavoro stanno tutti morendo.

 

Si ostina a dire infatti, che non capisce perché gli altri scompaiono e lui no, si nota la sua sofferenza e solitudine, l’unico modo per sentirsi vivo è il suo lavoro, ed è per questo che non si ritirerà mai dal disegnare, perché è la sua vita.

 

Un'opera di grande interesse per gli appassionati di animazione giapponese, ma che difetta di costruzione narrativa, ed è molto lento in alcune sequenze, ma come detto in precedenza sa stupire ed emozionare.

 

La colonna sonora riesce a valorizzare molte sequenze, all’apparenza ordinarie.

 

Never Ending Man scorre velocemente, anche per la sua durata ridotta di circa 70 minuti.

 

Sinceramente mi sento fortunato di averlo visto sul grande schermo e di essermelo goduto fino in fondo con grande interesse, perché ogni fan di Miyazaki deve assaporare ogni sua opera, dalla produzione al prodotto finito.

 

Infine nel finale, si scopre che il sommo artista è già all’opera per un lungometraggio inerente alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020.

 

Nerd Station approva Never Ending Man e vi consiglia, se siete appassionati di anime giapponesi, di vederlo per capire al meglio il grande Hayao Miyazaki .

 

Recensione di Giorgi Paolo